Come un esercito di angeli delle campagne, tutti senza eccezione, scendono in processione lungo la strada principale del villaggio di Soatanana. In ordine e in silenzio. Uomini, donne e bambini mescolati insieme vestiti con una lunga toga bianca, camminano svelti come se li pungolasse il diavolo stesso. Come ogni domenica, non un devoto perde la chiamata: guidati dall'eco della campana della domenica, questa schiera di vesti bianche arriva, a un certo punto, a una vasta piazza di terra battuta, dominata da un enorme tempio in cui tutti ordinatamente entrano. Ritto sulla porta, un pastore guarda il proprio gregge, incoraggia i bambini, scherza con un gruppo di donne, rimprovera un ritardatario.
A quaranta chilometri a ovest della città di Fianarantsoa, nel cuore delle Alte Terre del Madagascar, il villaggio di Soatanana costituisce il centro storico dei "Discepoli del Signore", in malgascio Mpianatry ny Tompo , un movimento protestante fondamentalista i cui praticanti hanno la particolarità di essere invariabilmente vestiti di bianco. Isolato nel cuore dell'isola nel paese di Betsileo, il piccolo villaggio originariamente fu soprannominato dal suo fondatore La nuova Gerusalemme.
A prima vista, sembra un paese come tutti gli altri, tuttavia, dietro questa apparente banalità, si nasconde un'organizzazione sociale estremamente singolare che potrebbe essere definita ironicamente come un comunismo religioso. La società Soatanana, spiega la sociologa Lucile Jacquier-Dubourdieu, si basa su un'economia collettiva molto strutturata, in cui tutte le risorse finanziarie sono centralizzate dal consiglio degli anziani, che gestisce i fondi a beneficio di tutti. La comunità ha quindi un proprio taxi-brousse, i "taxi della savana" che fanno la spola tra città limitrofe, una sua scuola superiore privata e un suo dispensario, nonché un sistema di assistenza per malati e anziani.
Considerata da alcuni come una setta a causa della sua organizzazione autarchica e del suo radicalismo, la comunità aspira unicamente a una vita semplice nel rispetto dei grandi precetti biblici: amore per il prossimo, umiltà, accoglienza, carità, pentimento.
Siamo di fronte a una piccola società modello? a una sorta di paradiso terrestre? Non proprio.
Purtroppo non è una terra di beatitudine e felicità, poiché come ovunque in Madagascar gli abitanti di Soatanana vivono in povertà e miseria. A ciò si aggiunge che la vita del piccolo villaggio è divisa in due: luterani e cattolici si confondono nella parte meridionale del villaggio, mentre i discepoli sono raggruppati a nord.
Tutti i seguaci di Rainisoalambo, primo presidente dei Discepoli e fondatore di Soatanana, devono indossare questo lungo abito, l'akanjo didimananjara, accompagnato da uno scialle d'avorio, il lamba fitafy e un cappello di paglia, il satroka. Indossano la veste del Paradiso in terra, la veste degli angeli, si battono per un ideale che l'umanità forse non potrà mai raggiungere, ma sopportano questo peso in nome della presenza del divino nei loro cuori.
Verso mezzogiorno, alla fine della cerimonia religiosa, gli angeli se ne vanno come sono venuti: in processione, in ordine e in silenzio, come un microcosmo in movimento sospeso tra Cielo e Terra.
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