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lunedì 18 dicembre 2017

Il grande cuore della Nuova Caledonia

Viaggiare nel terzo arcipelago più grande del Pacifico oggi è, per molti versi, un'esperienza speciale. La meravigliosa bellezza della natura, la notevole salute economica, l'impegno delle comunità locali a inventare un destino comune per la cultura Kanak in piena risurrezione, sono i tratti salienti di questa collettività francese d'oltremare conosciuta con il nome di Nuova Caledonia.

Nell'estate del 2011 a Noumea, dopo un volo di 16.000 chilometri, il presidente in carica della Repubblica francese apparve davanti ai dieci membri del Sénat coutumier. In rappresentanza di tutte le tribù Kanak delle tre province della Nuova Caledonia, Pascal Sihaze disse: "Signor Presidente, non abbiate paura dei Kanak". Nicolas Sarkozy rispose: "Signor Presidente, non abbiate paura della Repubblica francese".
Due mondi che, in due frasi, si rassicurarono reciprocamente sulla complessità del loro passato, ma anche del loro presente e futuro. 
Il "caillou" (il ciottolo), come veniva chiamato questo territorio del Pacifico francese dai primi minatori di nichel, è sull'orlo di un processo referendario che, tra il 2014 e il 2018, stabilirà i quadri istituzionali per un movimento di autonomia e forse di indipendenza, iniziato quasi un quarto di secolo fa.

Scoperta e chiamata così in omaggio alle terre di Scozia dall'esploratore e cartografo britannico James Cook, la Nuova Caledonia fu proclamata colonia francese nel 1853 dall'ammiraglio Febvrier-Despointes e per più di un secolo una delle principali. Gli abitanti della Grande Terrei Kanak (canachi, in italiano) furono immediatamente confinati ai margini sociali, economici e geografici del proprio Paese, in un sistema di riserve autonome: vennero espropriati delle terre, limitati negli spostamenti in un confinamento forzato, obbligati all'osservanza del Code de Indigénat un insieme di norme istituito nel 1887, con cui il governo francese imponeva alle proprie colonie una serie di misure degradanti.
Solo nel 1946 queste leggi vennero cancellate e la Grande Terre e le sue dipendenze, le Isole della Lealtà, definite un territorio d'oltremare. 
I Kanak oggi stanno gradualmente guadagnando lo status di cittadini francesi, con il ripristino della libertà di residenza e di movimento.
Dal 2010 la Nuova Caledonia è una comunità della Repubblica francese e i suoi cittadini saranno chiamati, entro il 2018, a decidere che strada dovrà prendere questo destino comune canaco, anche raggiungendo l'indipendenza dalla Francia.
Superate le situazioni di estrema tensione politico-sociale degli anni '80, il terzo arcipelago più grande del Pacifico rappresenta un caso tra tutti i territori francesi d'oltremare, per una serie di interessanti fattori culturali, economici e naturali.
La crescita economica, principalmente legata alla creazione di due nuove fabbriche ultramoderne di nichel (Goro nel sud dell'isola e Koniambo, nella provincia settentrionale), garantisce stabilità sociale a uno dei territori dalla variabilità biologica più straordinaria al mondo, in cui la natura si estende sontuosa dalle montagne alle alle isole, passando per una delle lagune più grandi al mondo.
Una cultura originale quella dei canachi, che chiede con orgoglio di poter uscire dall'oscurantismo, raccontando la propria memoria e identità.
Non è così impensabile quindi che tutte le comunità della Grande Terre e delle Isole della Lealtà, indipendentemente dalle loro differenze, non si riconoscano in un futuro comune che renda ancora più grandi le terre di Kanak.

mercoledì 29 novembre 2017

Le Parole dell'Avventura: MAPPA


SIGNIFICATO Tovaglia, tovagliolo; rappresentazione cartografica; ingegno della chiave
ETIMOLOGIA dal latino mappa.

È sempre stupefacente osservare il punto in cui due significati di una stessa parola si diramano; e in questo caso per trovarlo si deve risalire all'uso latino del termine 'mappa'.

In partenza è il pezzo di tessuto. Secondo il retore Quintiliano la sua origine è punica; descriveva diversi oggetti - dal fazzoletto che coronava le acconciature femminili, al drappo agitato o fatto cadere per dare inizio ai giochi del circo o alle corse di cavalli. Ma gli antichi agronomi usavano rappresentare su panni di lino i terreni su cui operavano, e anche questi panni ebbero il nome di 'mappa'. Da queste premesse scaturisce la teoria ricchissima di impieghi di questo termine.

Come drappo ancora descrive, specie in certe regioni, fazzoletti da capo, e però anche il panno che copre l'altare nelle chiese. Come rappresentazione grafica di un'area si sente parlare di mappe del catasto, di mappe astronomiche e di mappe del tesoro; ma figuratamente la mappa diventa ogni descrizione dettagliata capace di dare una visione d'insieme e di orientare: e allora si parla della mappa degli investimenti dell'azienda, nella preparazione dell'esame si stendono ampie mappe concettuali, il nuovo amministratore richiede una mappa delle partecipazioni societarie.

Il fatto che la mappa fornisca una chiave di lettura di un elemento complesso della realtà trova infine un significato che ha tutto l'aspetto di una pietra angolare: è anche l'ingegno della chiave, ossia la parte che schiude il meccanismo della serratura.

Insomma, una parola tutt'altro che banale.


Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/mappa