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sabato 27 giugno 2020

I tredici coraggiosi della "2° spedizione tedesca"

Non c'è romanzo, non c'è dramma, che sia commovente come questo volume. Un bastimento naufraga nel mar polare. I tredici passeggeri si trovano alla mercé di un pezzo di ghiaccio. Sopra questo ghiaccio si fabbricano una capanna di carbon fossile. Questo ghiaccio è un masso enorme, ma è semovente, li conduce dove vuole. Esso scricchiola ad ogni tratto; i poveri viaggiatori si sentono mancar la terra, ossia il ghiaccio, sotto i piedi. Il ghiaccio si va sempre più impicciolendo. Sopra il ghiaccio stettero ben sei mesi e venti giorni; il ghiaccio stesso li condusse per più di duecento miglia restando a una distanza di 5 a 10 miglia dalla costa, che di tratto in tratto gl'infelici vedevano da lunge senz'aver mezzo di toccarvi. Spesso ciò che credevano la costa non era che montagne di ghiaccio. La situazione era aggravata da tempeste terribili, da riverberi accecanti, da sgeli lontani e assordanti. Come vivessero fra queste lunghe torture, come s'industriassero a non perire di freddo e di fame, a passare il tempo, a non perdere la ragione (uno sì la perdette!), come riuscissero infine a liberarsi dall'isolotto incantato e toccar terra, ve lo dirà il racconto, che segue giorno per giorno le peripezie della Hansa. La catastrofe della Hansa è uno dei più drammatici episodii della storia dei naufragi. Il fatto avvenne nel 1869-70, e segnalò quella che nella storia eroica delle spedizioni polari si chiama la 2. spedizione tedesca.

Si apre così, con queste frasi vibranti, lo straordinario resoconto dell'esploratore artico Karl Koldewey sul naufragio della goletta Hansa, che il 15 giugno 1869 salpò dal porto di Bremerhaven sulla costa del Mare del Nord, diretta verso la Groenlandia nel Mar Glaciale Artico.
In qualità di comandante della Germania, nave a vapore ad elica a cui la goletta fungeva da supporto, Koldewey riuscì a portare a termine la mappatura della costa tra il 73º ed il 77º parallelo nord e a scoprire e studiare il fiordo di Franz Josef, un fiordo groenlandese lungo 200 km. e al suo ritorno in patria scrisse la storia della Hansa, naufragata il 19 ottobre 1869, il cui equipaggio si salvò su un banco di ghiaccio.

Quella che segue è la descrizione minuziosa dell'equipaggiamento di questi coraggiosi esploratori artici impegnati in una missione al limiti del mondo. 
"Una parte essenziale e difficile dei preparativi era l'approvvigionamento in viveri ed in materiale. Si portò poca carne salata, ma molte conserve di carne in scatole. Si prese altresì una buona provvista di pemmican*, indispensabile per le escursioni in slitta, ed una quantità considerevole di scatole di conserve d'ogni specie. Non era meno indispensabile portare eccellenti liquidi. Oltre i numerosi doni ricevuti in vini e specialmente in vini rossi francesi, si portò una gran quantità di spiritosi e di liquori.
Le provviste di vesti furono parimente oggetto di speciali cure. La Germania conteneva in questo genere un'intera collezione di ciò che esiste di meglio in stoffe d'inverno ed in pelliccie. Nulla era stato negletto nella fattura di queste vesti; così tutte le cuciture erano fatte con lana di pelo di capra d 'Angora, poiché la seta ed il lino, sotto l'influenza della temperatura, perdono alquanto della loro tenacia. Parimente pei bottoni; erano stati fatti di noci d'avorio, i bottoni di seta o di corno essendo stati giudicati troppo poco solidi. Non era entrato un sol filo di cotone negli abiti: tasche, maniche, tutto era foderato di lana. I panciotti erano di tessuto a maglia, interamente foderati di flanella d 'eccellente qualità. Le berrette e i guanti erano di pelle di cane. Le berrette avevano la forma di cappucci per signore; riparavano completamente la testa, il collo e le spalle, ed erano orlati intorno alla faccia con una folta striscia di pelliccia. I guanti erano di quindici a sedici pollici di lunghezza per sette ad otto pollici di larghezza, in maniera da rinchiudere comodamente la mano già rivestita di guanto di lana. Per le pelliccie, si presero buone pelli di pecora gregge o pelli di bufalo. Queste ultime, essendo più leggiere, convenivano meglio per le escursioni. Furono unte, per preservare non solo dal freddo, ma anco dall'umidità. Con queste medesime pelli si erano fabbricati grandi sacchi per dormire negli accampamenti all'aperto."

Letture tratte dal volume "Il naufragio della Hansa spedizione tedesca al Polo Artico (1869-70) dei capitani Koldewey e Hegemann" di Karl Koldewey. Fratelli Treves Editori, Milano 1874.





*Pemmican: cibo altamente nutriente tipico dell’alimentazione dei nativi americani, costituito da una miscela concentrata di grassi e proteine. Viene preparato ancora oggi ed è stato ampiamente adottato dai commercianti di pellicce canadesi e poi europei e dagli esploratori polari.

domenica 21 giugno 2020

Il mondo secondo Sir Burton, collezionista di mondi


Fai quello che la tua natura umana ti ordina di fare,
Non aspettarti applausi se non da te stesso:
Vive e muore nel più nobile dei modi
Chi crea e difende leggi fatte da sé.

Richard Francis Burton, The Kasîdah, VIII: XXXVII


Sir Richard Francis Burton (1821-1890), ufficiale in servizio nelle colonie inglesi, ha dedicato l'intera vita al viaggio e all'avventura. Questo romanzo originale e polifonico restituisce con visionaria nitidezza il fascino della sua figura eccezionale quanto misteriosa!

Burton è una delle figure più romanzesche ed eccentriche del diciannovesimo secolo. Ufficiale in servizio nelle colonie inglesi, attraversa mondi all’epoca sconosciuti e pericolosi. Esplora a fondo le terre musulmane, dall’Egitto all’Arabia, l’Africa orientale, da Zanzibar ai laghi Tanganica e Vittoria alla ricerca delle sorgenti del Nilo, e l’India, da Baroda al deserto del Sindh.

Diplomatico, spia, orientalista, traduttore (sue le versioni inglesi del Kama Sutra e delle Mille e una Notte), Burton sazia la sua brama di sapere studiando a fondo le lingue, gli usi, i costumi e le culture che incontra, tanto da riuscire a confondersi perfettamente con le popolazioni locali. Travestito da pellegrino, sarà tra i primissimi occidentali a compiere l’Hajj, il viaggio sacro alla Mecca. La perdita dei suoi diari, bruciati dalla vedova dopo la sua morte a Trieste, rappresentò dunque un danno irreparabile non solo per i futuri biografi ma anche per la storia e l’antropologia.

Nessuno come lo scrittore bulgaro Ilija Trojanow poteva dedicare una grande narrazione a questo gigante dell’anticonformismo e dell’avventura: come il suo eroe, ha viaggiato e vissuto in tre continenti, ha studiato a fondo le culture, le religioni e le lingue, ha indagato la complessità della natura umana. In un romanzo originale e polifonico, Trojanow restituisce con visionaria nitidezza il fascino di una figura storica tanto eccezionale quanto misteriosa.

venerdì 19 giugno 2020

L'ultimo viaggio del "Magic Bus"

«C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo.»
- Chris McCandless

Un piccolo punto sulla carta geografica dell'Alaska, una zona impervia e difficilmente raggiungibile a circa 382 chilometri a nord di Anchorage, a est del fiume Teklanika sullo Stampede Trail nel Denali National Park and Preserve.
In questo luogo selvaggio dal 1961 sostava il "Magic Bus", un autobus abbandonato che nel 1992 divenne il rifugio di Chris McCandless il ragazzo statunitense che trascorse gli ultimi 112 giorni della sua esistenza nei boschi dell'Alaska, alla ricerca di un ideale di vita felice, lontano dagli stereotipi e dalle maglie stringenti della società capitalistica.
La storia di Chris, diventata famosa nel 1996 grazie alla biografia di Jon Krakauer ‘Into The Wild’ e al film omonimo diretto nel 2007 da Sean Penn, ha ispirato molte persone che da ogni parte del mondo ogni anno tentavano di raggiungere il "Magic Bus" mettendo in pericolo la propria incolumità. Una meta di pellegrinaggio che tra il 2009 al 2017 è costata alle autorità ben quindici missioni di soccorso per salvare escursionisti in difficoltà, spesso improvvisati e non adeguatamente equipaggiati.
Il "Magic Bus" è stato rimosso, portato via da un elicottero dell’esercito americano, in un'operazione frutto della collaborazione tra il dipartimento delle risorse naturali dell'Alaska e la Guardia nazionale.
A terra rimarranno ancora per qualche tempo i segni della sua presenza, le scaglie di vernice sbiadita, l'impronta sulla vegetazione e poi la Natura tornerà a riabbracciare quel lembo di terra che è stato testimone di un sogno autentico di libertà.




mercoledì 10 giugno 2020

C'è la mappa consultata in silenzio...

"C'è la mappa consultata in silenzio, mentre sei in movimento. E c'è la mappa che implica la sosta e pretende compagni di viaggio. Si stende sul tavolo alla fine della tappa, in attesa delle birre, quando è bello riconoscersi nella strada fatta. Oppure il mattino dopo, a colazione, quando le battute sulla strada davanti si mescolano all'odore del caffè e del pane tostato."
- Paolo Ciampi da "Il sogno delle mappe. Piccole annotazioni dai viaggi di carta", Ediciclo editore.