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venerdì 19 giugno 2020

L'ultimo viaggio del "Magic Bus"

«C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo.»
- Chris McCandless

Un piccolo punto sulla carta geografica dell'Alaska, una zona impervia e difficilmente raggiungibile a circa 382 chilometri a nord di Anchorage, a est del fiume Teklanika sullo Stampede Trail nel Denali National Park and Preserve.
In questo luogo selvaggio dal 1961 sostava il "Magic Bus", un autobus abbandonato che nel 1992 divenne il rifugio di Chris McCandless il ragazzo statunitense che trascorse gli ultimi 112 giorni della sua esistenza nei boschi dell'Alaska, alla ricerca di un ideale di vita felice, lontano dagli stereotipi e dalle maglie stringenti della società capitalistica.
La storia di Chris, diventata famosa nel 1996 grazie alla biografia di Jon Krakauer ‘Into The Wild’ e al film omonimo diretto nel 2007 da Sean Penn, ha ispirato molte persone che da ogni parte del mondo ogni anno tentavano di raggiungere il "Magic Bus" mettendo in pericolo la propria incolumità. Una meta di pellegrinaggio che tra il 2009 al 2017 è costata alle autorità ben quindici missioni di soccorso per salvare escursionisti in difficoltà, spesso improvvisati e non adeguatamente equipaggiati.
Il "Magic Bus" è stato rimosso, portato via da un elicottero dell’esercito americano, in un'operazione frutto della collaborazione tra il dipartimento delle risorse naturali dell'Alaska e la Guardia nazionale.
A terra rimarranno ancora per qualche tempo i segni della sua presenza, le scaglie di vernice sbiadita, l'impronta sulla vegetazione e poi la Natura tornerà a riabbracciare quel lembo di terra che è stato testimone di un sogno autentico di libertà.




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