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giovedì 28 maggio 2020

L'anima del Nord. Alla ricerca dello spirito scandinavo


Mai come in questi anni le idee e lo spirito scandinavo sono presenti nelle nostre vite quotidiane. I mobili delle nostre case, la letteratura gialla e le fiction televisive, il rapporto con la natura e la vita all’aria aperta, persino la cucina e la filosofia domestica spicciola guardano con curiosità a questa affascinante parte d’Europa.

Ma quanto è realistica la percezione della Scandinavia che abbiamo attraverso tutte queste suggestioni? E in cosa consiste, esattamente, questa sfuggente “anima del Nord” di cui tanto si favoleggia? Lo scrittore inglese Robert Ferguson, trapiantato da quasi quarant’anni in Norvegia, tenta di rispondere in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio che lo condurrà a raccontare le storie di uomini, eventi e persino di oggetti straordinari, dalla musica Death Metal norvegese al teatro di Strindberg, da Greta Garbo al burro Lurpak, dalle pietre runiche vichinghe al cinema svedese, da Knut Hamsun alla strage di Otoya, da Ibsen all’arte di Edvard Munch.

Un’immersione personale e coinvolgente in un mondo ricchissimo di vicende straordinarie e poco conosciute; un libro che aiuta molto a capire la peculiarità del Nord Europa, una meravigliosa elegia per lo spirito scandinavo.

martedì 31 marzo 2020

Raymond Maufrais: L'enfant terrible

di Vincent Prou e Axel Graisely

Data di pubblicazione: 21/10/2019 
Editore: prestance 
Pagine: 48
Dimensioni: 22,3 cm × 29,3 cm × 0,8 cm


Care Esploratrici e cari Esploratori, vi ricordate di Raymond Maufrais? Ne abbiamo scritto qui 

e qui

ma ogni occasione ci è gradita per tirare in ballo la vita di questo giovane esploratore francese che voleva scoprire il mondo e che a soli 24 anni intraprese un pericoloso viaggio per collegare la Guyana francese e il Brasile attraverso le montagne Tumuc-Humac.

Grazie alla sceneggiatura di Axel Graisely e ai disegni di Vincent Prou ​​possiamo rivivere le gesta di Raymond e ricordare così una lezione di coraggio, umanità e amore ancora oggi unica e ineguagliata.

sabato 15 febbraio 2020

Le Parole dell'Avventura: SLOOP

Duecentodue anni fa, in una nuvolosa giornata del luglio 1818, uno sloop discese lungo lo scalo del cantiere navale di Okhten, a San Pietroburgo. Nessuno dei presenti al varo poteva immaginare di trovarsi al cospetto della nave con cui sarebbe iniziata l'esplorazione del sesto continente: l'Antartide.
"Abbiamo vagato nell'oscurità delle nebbie, tra innumerevoli enormi ghiacci galleggianti, nel timore incessante di esserne schiacciati. Freddo, neve, frequenti e forti tempeste ci accompagnavano costantemente in questi luoghi."
Con queste parole Ivan Mikhailovich Simonov, astronomo e geodesista russo, descriveva l'incertezza della navigazione sugli sloop Mirny e Vostok e l'umano timore di fronte agli inesplorati e immensi territori antartici durante la prima spedizione russa nei mari polari, guidata da Fabian Gottlieb von Bellingshausen tra il 1819 e il 1821.

Lo sloop è un tipo di veliero usato nel XVII e XVIII secolo dalla marina inglese e americana, a cui la storia dell'esplorazione artica deve alcune delle sue più grandi scoperte. Un agile scafo in legno, un solo albero su cui viene armata una grande vela aurica (vela di forma trapezoidale), un albero molto allungato montato a prua (il bompresso) dal quale si issano tre o quattro vele triangolari (i fiocchi) che permettono allo sloop di risalire il vento e stabilizzare la rotta con facilità.
Impiegato storicamente per cabotaggio, cioè la navigazione sotto costa delle navi di piccole e medie dimensioni, fu il tipo di imbarcazione acquistata nel 1900 dall'esploratore norvegese Roald Amundsen per la sua spedizione nel Mar Glaciale Artico, poiché data la sua scarsa profondità sarebbe stata perfetta per attraversare i bassi fondali degli stretti polari. La Gjøa era infatti più piccolo dei vascelli utilizzati da altre spedizioni artiche, ma poteva trasportare uno smilzo equipaggio evitando così i catastrofici fallimenti delle precedenti spedizioni, a cui avevano preso parte navi di maggiori dimensioni. Lo sloop Gjøa raggiunse per primo il Passaggio a nord-ovest durante un viaggio di tre anni.
Era un esperto comandante di sloop anche Theodore Jacobsen, che nel 1893 firmò per salpare in veste di ufficiale nella spedizione Fram, viaggio esplorativo guidato dall'esploratore norvegese Fridtjof Nansen che mirava a raggiungere il Polo nord.
Sullo sloop Yakutsk trascorsero la luna di miele la pioniera russa dell'esplorazione polare femminile Tat'jana Fedorovna Prončiščeva e suo marito Vasilij Prončiščev, tenente della Marina russa imperiale, navigando attraverso l'insidioso ghiaccio marino e le avverse condizioni meteorologiche, sulla costa del Mar Glaciale Artico tra i fiumi Lena ed Enisey. 
(Della sua vita avventurosa abbiamo già parlato nel post dal titolo "Tat'jana Fedorovna Prončiščeva, la prima esploratrice polare")


Immagine tratta da: arctickingdom.com

Un'ultima curiosità. Nell'area mediterranea lo sloop finì per essere soppiantato, nel secondo dopoguerra dall'armo Marconi o bermudiano, cioè quello che prevede come vela principale la randa triangolare d'uso comune. Il nome deriva dal fatto che nell'insieme la forma data dall'albero, dalle due crocette, dalle sartie, ricordavano al netto delle vele, le attrezzature radio di Guglielmo Marconi.