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martedì 5 marzo 2019

Alexander Selkirk, in arte Robinson Crusoe

Primo febbraio 1709. Un uomo nascosto nel folto del bosco osserva con timore l'arrivo di due navi all'orizzonte. Sulla spiaggia, dalla quale s’è allontanato di corsa, ha lasciato un fuoco acceso che viene notato immediatamente dagli uomini appena sbarcati. Il giorno dopo esce dal suo nascondiglio e dietro alla barba lunga e arruffata lascia intravedere un sorriso e si intuire un curioso senso di sollievo. Il nome di quest’uomo è Alexander Selkirk e da quattro anni e quattro mesi vive come un naufrago nella più terribile solitudine su una delle isole deserte dell’arcipelago Juan Fernández, a 670 chilometri dalla costa del Cile. Il corsaro Woodes Rogers e i marinai delle sue due navi, Duke e Dutchess, rimangono senza parole al cospetto di quest’uomo scalzo, vestito di pelli di capra e con in mano un vecchio moschetto arrugginito. Dopo quattro lunghi anni trascorsi sulla sabbia nel Pacifico, Alexander Selkirk viene finalmente salvato.
Al rientro in Inghilterra Selkirk diviene una celebrità e la storia della sua permanenza solitaria sull'isola ispira lo scrittore britannico Daniel Defoe, che nel 1719 pubblica Robinson Crusoe, uno dei grandi classici dell’avventura.

Dalla storia.. 
Alexander Selkirk nacque nel 1676 a Lower Largo, una cittadina nella contea di Fife a nord di Edimburgo. Fin da bambino manifestò un carattere oscuro e violento, tanto che rifiutato dalla sua comunità, decise di diventare marinaio. Si unì nel 1703 alla spedizione organizzata dal famoso corsaro ed esploratore inglese William Dampier, con un solo obiettivo: guadagnare molti soldi nelle spedizioni verso i Mari del Sud.
A bordo del galeone Cinque Ports guadagnò rapidamente una buona reputazione da marinaio, ma fu da subito in aperto conflitto il comandante Thomas Stradling, mantenendo invece buoni rapporti con Dampier alla guida della seconda nave, il St. George.
La spedizione nei Mari del Sud fu deludente: le navi attraversarono a malapena Cape Horn e, lungo la costa del Pacifico, le catture furono scarse. Nell'ottobre del 1704, dopo accesi conflitti, i due equipaggi si separano e durante una pausa nell'arcipelago Juan-Fernandez a più di 600 km dalla costa cilena, la Cinque Ports ancorò vicino all'isola Más a Tierra. Stradling voleva ripartire immediatamente, ma Selkirk si oppose perché, disse, la nave aveva bisogno di riparazioni prima di riprendere il largo. Chiese quindi di essere sbarcato, dichiarando che avrebbe preferito rimanere sull'isola piuttosto che continuare a navigare su una nave che imbarcava acqua e cercò di convincere alcuni compagni a disertare. Nessuno lo seguì. Felice di sbarazzarsi di quel ribelle, Stradling lo sbarcò su due piedi, non prima di avergli dato un moschetto, dei proiettili, una libbra di polvere da sparo, un coltello, una pentola, dei vestiti e una bibbia. A nulla valse ritrattare le proprie posizioni, la ciurma del Cinque Ports lo abbandonò facendo vela verso l’orizzonte, ignorando che la sua sorte sarebbe stata molto più crudele che quella di Selkirk.

Selkirk legge la sua Bibbia in una delle due capanne costruite su una montagna. Illustrazione tratta da "The Life and adventures of Alexander Selkirk, the real Robinson Crusoe: a narrative founded on facts" (archived by Google Books)

Il primo anno di vita sull'isola fu il più difficile. Lacerato dall'angoscia, Selkirk rimase vicino alla riva, scrutando febbrilmente l'orizzonte e mangiando quel poco riusciva a trovare. Solo in un secondo momento si ritirò sull'isola, scoprendo con meraviglia una quantità di risorse insospettate. Le capre, introdotte durante le incursioni spagnole, gli salvarono la vita diventando materia prima inesauribile sia per mangiare che per vestirsi
A poco a poco, Alexander riacquisì la fiducia in se stesso, creando un mondo tutto suo. Si costruì una capanna a due stanze, una per cucinare, l'altra per riposare. La fede presbiteriana lo aiutò e, stando a quanto riferì, leggendo ad alta voce la Bibbia e i salmi si salvò dalla follia. "Con la forza della ragione e una lettura assidua degli scritti, volgendo i suoi pensieri verso lo studio della navigazione, finisce per riconciliarsi perfettamente con le sue condizioni", avrebbe scritto più avanti nel suo libro "L'inglese" il giornalista Richard Steele, uno dei primi a narrare l'epopea di Selkirk.
Alexander lo ripeté più volte al suo ritorno: i suoi ultimi anni a Más a Tierra furono per lui un periodo felice, di una tranquillità che non trovò mai più dopo la sua partenza, il 2 febbraio 1709, perché il ritorno alla civiltà fu molto difficile. Il suo carattere ombroso e i suoi demoni tornarono a tormentarlo e nel 1713 dovette fuggire da Bristol dove fu accusato di aver aggredito un falegname; si rifugiò nel suo villaggio natale e visse per un po’ in una grotta dietro casa di suo padre. 
Il richiamo del mare però lo spinse dopo qualche tempo a riprendere il largo e ad unirsi alla Royal Navy nel 1720. Morì di febbre gialla un anno dopo, il 13 dicembre 1721, su una nave mercantile vicino alle coste del Ghana, dimenticato da tutti, mentre un certo Robinson Crusoe stava diventando famoso nel mondo.

… alla leggenda
Robinson Crusoe non si limitò a prendere in prestito gli abiti di Selkirk, ma in un certo senso si sovrappose alla sua figura assimilandone la memoria, creando il mito dell'uomo abbandonato da tutti, costretto a lottare per preservare la propria parte di umanità minacciata dal ritorno a una vita selvaggia. 

Robinson Crusoe, in un disegno di N. C. Wyeth, ispirato alla descrizione di Selkirk fatta da Rogers 
Foto: Christie’s Images / Scala, Firenze

Dal 1 gennaio 1966 l’isola, conosciuta come Isla Más a Tierra, l'isola più vicina alla costa continentale del Cile, si chiama ufficialmente Isla Robinson Crusoe (ne abbiamo parlato nel post dal titolo “L'isola di Robinson Crusoe”), mentre l'isola dell'arcipelago detta Isla Más Afuera (l'isola più esterna), è stata ribattezzata isola Alexander Selkirk proprio in omaggio al marinaio scozzese.

Il ricordo di Alexander Selkirk riemerse gradualmente nella memoria collettiva, grazie all'interesse di artisti e storici. Nel 2005 i ricercatori hanno trovato tracce del suo accampamento e tra racconti, fumetti e film ispirati alla sua avventura sembra proprio che sia giunto anche per lui il momento di diventare un eroe; un personaggio dalla vita burrascosa e straordinaria capace, con la sua storia, di far sognare generazioni di lettori di tutto il mondo.

martedì 12 febbraio 2019

Le aurore boreali tra le pagine di Jules Verne

In Finlandia c'è una leggenda secondo cui l’aurora boreale sarebbe nata dalla coda di una volpe. 
L'antica storia racconta che questo grazioso animale correndo tra le montagne innevate, ne urtava ad ogni passo le bianche coltri; ogni scintilla di ghiaccio guizzando leggera in alto, turbinava verso il cielo dando vita al “revontulet” che in finlandese significa letteralmente fuochi della volpe.

Anche il Dott. Clawbonny nel romanzo di Jules Verne rimane incantanto da quella danza leggera di luci e colori e noi del Club non potevamo non proporvi una breve passo tratto da un grande classico dell'avventura.
Buona lettura a Voi.


"In quasi tutte le notti, il dottore poteva osservare delle magnifiche aurore boreali; dalle quattro alle otto della sera il cielo coloravasi leggermente verso il nord; poi quella colorazione assumeva la forma regolare d'un orlo giallognolo, le estremità del quale sembravano marcarsi sul campo di ghiaccio. A poco a poco la zona luminosa elevavasi nel cielo secondo il meridiano magnetico, ed appariva rigata di fasce nerastre; getti di materia luminosa si formavano, si allungavano, diminuivano od aumentavano il loro splendore; la meteora, giunta al suo zenit, componevasi sovente di parecchi archi che va riavano le loro onde dei colori della luce, rosso, giallo e verde. Era un abbagliante, un incomparabile spettacolo. Poi le varie curve riunivansi in un sol punto, formando delle corone boreali d'uno splendore del tutto celeste. Finalmente gli archi si premevano gli uni contro gli altri, formando delle volute; la splendida aurora impallidiva, i raggi intensi si cangiavano in albori pallidi, vaghi, in determinati, indecisi, e il meraviglioso fenomeno indebolito, quasi estinto, svaniva insensibilmente nelle nubi Oscure del Sud.
Non è possibile immaginar la magia di un tale spettacolo, sotto le alte latitudini, a meno di otto gradi dal polo; le aurore boreali osservate nelle regioni temperate non possono somministrarne neppure un debole saggio ; sembra che la Provvidenza abbia voluto riserbare a quei climi le sue meraviglie più sorprendenti. Numerosi paraseleni apparivano egualmente mentre splendeva la luna, parecchie immagini della quale si riproducevano allora nel cielo, accrescendone lo splendore; sovente pure semplici aloni lunari contornavano l'astro della notte, brillante nel centro d'un circolo luminoso con isplendida intensità."

"Avventure del capitano Hatteras: Gl'inglesi al Polo Artico. Parte prima" di Giulio Verne. Milano, Fratelli Treves Editori, 1874.

lunedì 7 gennaio 2019

Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (II° parte)



Riprendiamo il discorso da dove l'avevamo interrotto (Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (I° parte))


    - Kit di primo soccorso -

● Telo termico:
Detto anche telino isotermico o metallina, viene utilizzato per mantenere il calore corporeo in caso di ipotermia e per rifletterlo in caso di colpi di calore. Usarlo è semplice: con il lato dorato a vista si trattiene il calore, mentre con il lato argentato a vista si proteggere l'infortunato da un incremento pericoloso della temperatura corporea.

● Bustine di zucchero:
Utili in caso di calo pressorio quando fa eccessivamente caldo.

● Sacchetti di ghiaccio istantaneo:
Nel caso in cui si dovessero raffreddare parti contuse, traumatizzate, o servisse rinfrescare la testa a seguito di un colpo di calore.

● Creme antistaminiche:
Si usano per trattare dermatiti localizzate, eritemi solari e punture di insetti.

● Piccola farmacia di base:
Ognuno di noi sa quali sono i disturbi più frequenti di cui soffre, o quelli di cui saltuariamente potrebbe patire. Tenere una piccola scorta di farmaci nel kit di primo soccorso, darà una sicurezza di autonomia in più al nostro viaggio.

● Termometro

● Crema solare:
"Il sole è nuovo ogni giorno" diceva il filosofo Eraclito, ma siccome sappiamo che i suoi effetti prolungati sulla pelle possono esserci dannosi, è meglio portarsi dietro una crema solare dal fattore di protezione più indicato per le caratteristiche della nostra pelle. Il fattore si riferisce alla quantità di radiazioni fermate dal filtro della crema: più è alto meno raggi Uv passano.
(Leggi l'approfondimento sull'eritema solare)

● Cerotto per vesciche:
"Prevenire è meglio che curare", recita un adagio arcifamoso e il cerotto per vesciche serve proprio a questo, ossia a prevenire l'insorgere di una fastidiosa e talvolta dolorosa lesione che si verifica in una zona cutanea sottoposta ad un costante sfregamento. A farne le spese è il piede, spesso per colpa di uno scarpone troppo largo, o se le calze formano delle pieghe tra la pelle e la calzatura. E' meglio prevenirle applicando al subito, sulla porzione di cute interessata, un cerotto antisfregamento o del cerotto chirurgico.
(Leggi l'approfondimento sulle vesciche)

● Lozione dopopuntura:
Il dopopuntura è un prodotto che dà sollievo alla pelle dagli effetti delle punture di insetto, dal contatto accidentale con piante urticanti e meduse.

venerdì 4 gennaio 2019

Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (I° parte)


La vita di ogni esploratore è piena di meraviglie, è vero, ma anche di molti imprevisti che potrebbero rovinare il piacere di un'esperienza in Natura. Sarebbe un vero peccato se rami taglienti, piante urticanti, punture di insetti rovinassero, o peggio compromettessero, un'uscita solitaria o in compagnia.

Ciò che segue è quel che deve contenere un kit di primo soccorso, una dotazione di base che con un minimo ingombro e peso, permette di portarsi appresso l'indispensabile.


    - Kit di Primo Soccorso -

Disinfettante liquido:
Pulire le escoriazioni e le ferite più superficiali con una garza inumidita con qualche goccia di acqua ossigenata, può darci la sicurezza di aver disinfettato la parte al meglio.

Cerotti pronti:
Quando si tratta di curare una ferita minore, alcune persone la lasciano semplicemente scoperta pensando che l'aria possa farla guarire. In realtà è vero il contrario: un ambiente umido non solo accelera il processo di guarigione, perché le cellule per rigenerarsi hanno bisogno proprio di un ambiente umido, ma aiuta a prevenire cicatrici e croste, mantenendo la ferita morbida. 
Un cerotto areato rappresenta una buona difesa dalle infezioni e dalle malattie che i microbi penetrati attraverso la breccia aperta dalla ferita potrebbero causare.

Garze e cerotto chirurgico:
La garza sterile aiuta nella medicazione delle ferite di qualsiasi entità, perché tampona, protegge e si presta ad essere utilizzata per disinfettare; normalmente viene tagliata in rettangoli o quadrati e sigillata in buste sterili (le cosiddette "compresse"), che possono essere utilizzate per pulire le ferite. Quando confezionata in rotoli può essere invece usata per le fasciature. 

Forbici:
Non possono mancare nel kit, che siano del modello per il primo soccorso, o semplici forbici dalla punta arrotondata. Si adattano a ogni esigenza e sono in grado di tagliare facilmente bende, cerotti a metraggio, etc.

● Steri-strip:
Sono strisce adesive sterili e ipoallergeniche utilizzate per la sutura cutanea, eccezionali nel favorire il processo di guarigione delle ferite di media profondità.

Guanti in lattice:
Durante le medicazioni è sempre bene avere le mani pulite, oppure ben guantate per evitare di infettare le ferite che si stanno medicando; senza contare poi che si potrebbe avere la necessità di soccorrere uno sconosciuto in difficoltà, evenienza che rende ancor più necessaria la presenza nel kit di primo soccorso di almeno un paio di guanti monouso. 

Pinzette:
Indispensabili per estrarre spine o corpi estranei infissi nella pelle.