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martedì 12 febbraio 2019

Le aurore boreali tra le pagine di Jules Verne

In Finlandia c'è una leggenda secondo cui l’aurora boreale sarebbe nata dalla coda di una volpe. 
L'antica storia racconta che questo grazioso animale correndo tra le montagne innevate, ne urtava ad ogni passo le bianche coltri; ogni scintilla di ghiaccio guizzando leggera in alto, turbinava verso il cielo dando vita al “revontulet” che in finlandese significa letteralmente fuochi della volpe.

Anche il Dott. Clawbonny nel romanzo di Jules Verne rimane incantanto da quella danza leggera di luci e colori e noi del Club non potevamo non proporvi una breve passo tratto da un grande classico dell'avventura.
Buona lettura a Voi.


"In quasi tutte le notti, il dottore poteva osservare delle magnifiche aurore boreali; dalle quattro alle otto della sera il cielo coloravasi leggermente verso il nord; poi quella colorazione assumeva la forma regolare d'un orlo giallognolo, le estremità del quale sembravano marcarsi sul campo di ghiaccio. A poco a poco la zona luminosa elevavasi nel cielo secondo il meridiano magnetico, ed appariva rigata di fasce nerastre; getti di materia luminosa si formavano, si allungavano, diminuivano od aumentavano il loro splendore; la meteora, giunta al suo zenit, componevasi sovente di parecchi archi che va riavano le loro onde dei colori della luce, rosso, giallo e verde. Era un abbagliante, un incomparabile spettacolo. Poi le varie curve riunivansi in un sol punto, formando delle corone boreali d'uno splendore del tutto celeste. Finalmente gli archi si premevano gli uni contro gli altri, formando delle volute; la splendida aurora impallidiva, i raggi intensi si cangiavano in albori pallidi, vaghi, in determinati, indecisi, e il meraviglioso fenomeno indebolito, quasi estinto, svaniva insensibilmente nelle nubi Oscure del Sud.
Non è possibile immaginar la magia di un tale spettacolo, sotto le alte latitudini, a meno di otto gradi dal polo; le aurore boreali osservate nelle regioni temperate non possono somministrarne neppure un debole saggio ; sembra che la Provvidenza abbia voluto riserbare a quei climi le sue meraviglie più sorprendenti. Numerosi paraseleni apparivano egualmente mentre splendeva la luna, parecchie immagini della quale si riproducevano allora nel cielo, accrescendone lo splendore; sovente pure semplici aloni lunari contornavano l'astro della notte, brillante nel centro d'un circolo luminoso con isplendida intensità."

"Avventure del capitano Hatteras: Gl'inglesi al Polo Artico. Parte prima" di Giulio Verne. Milano, Fratelli Treves Editori, 1874.

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