Nel 1947 Raymond Maufrais tornò in Francia, iniziò a riordinare i suoi taccuini di viaggio e a scrivere il libro "Aventures au Mato Grosso". Tenne conferenze a Tolone, in giro per la Francia e all'estero, annunciando il suo nuovo e ambizioso progetto: un viaggio solitario dalla Guyana francese al Brasile passando per i monti Tumuc-Humac fino alla città di Bélem. Una spedizione percorsa interamente a piedi e in canoa nella foresta amazzonica.
Raymond era un uomo d’azione, sentiva fortemente il richiamo dell’avventura e il 17 giugno 1949, non senza una certa apprensione considerando il rischio dell’impresa, si imbarcò con in tasca un anticipo della rivista “Sciences et Voyages” sui suoi articoli futuri.
Sbarcato a Cayenne, capoluogo della Guyana, continuò a scrivere sul suo taccuino raccontando la vita quotidiana dei lebbrosi di Acarouany, quella dei prigionieri liberati, degli indiani Galibis lungo la costa, dei cercatori d'oro, finché nel settembre del ‘49 ottenne di accompagnare una missione geologica raggiungendo dopo nove giorni in canoa il villaggio di Sophie.
Rimase tre settimane a Maripasoula in attesa che le piogge si calmassero per poi riprendere il viaggio. Un viaggio che iniziò in modo frugale senza possibilità di fare provviste, non avendo più soldi per comprarne: decise che si sarebbe nutrito unicamente di quel che avrebbe cacciato e pescato.
Iniziò il cammino con lo zaino sulle spalle e il fucile in mano, ma ben presto si rese conto che il peso del suo equipaggiamento era eccessivo e lo divise a metà. Per i primi dieci giorni camminò un chilometro, posando la prima borsa per poi tornare sui propri passi a recuperare la seconda. Aggiornò con costanza il suo diario di viaggio esprimendo i suoi umori, le sue difficoltà, le sue speranze, le sue ansie e il calvario fisico: la caviglia slogata, la difficoltà di reperire cibo, la dissenteria e la dura battaglia contro l'ostilità della foresta.
Il primo giorno del 1950, in uno stato di completo sfinimento, raggiunse il Dégrad Claude, piccolo molo sul fiume Tamouri. Nel delirio della fame elaborò l’unico piano che gli parve sensato, che prevedeva di nuotare fino al villaggio creolo di Bienvenue, a 70 chilometri di distanza, rifornirsi di viveri e, una volta ristabilito, raggiungere nuovamente il punto in cui si trovava per recuperare le attrezzature e ricominciare il viaggio.
Venerdì 13 gennaio, mise tutto l’essenziale nella borsa impermeabile della sua macchina fotografica, prese con sé il machete, nascose bagaglio e quaderni di viaggio in una piccola capanna trovata sulla via e nonostante la sua estrema debolezza si tuffò nel fiume scomparendo tra i vortici.
Nessuno lo vedrà più.
Circa un mese dopo un indiano Emérillon trovò i quaderni che Raymond aveva abbandonato, ma solo il 6 luglio 1950 l'agenzia di stampa della Guyana olandese (oggi Suriname) lanciò in tutto il mondo la notizia della scomparsa di Maufrais. Il giorno appresso la stampa francese ne parlò e fu l'inizio del "The Maufrais Affair", una colossale serie di articoli, ipotesi più o meno razionali, polemiche infinite con cui i giornalisti francesi portarono alla ribalta la scomparsa del 24enne di Tolone.
C’è però una seconda avventura, ancora più sensazionale di quella di Raymond, che iniziò il 18 luglio 1952. E’ il lungo e toccante viaggio intrapreso da Edgar Maufrais il quale imbarcatosi alla volta del Brasile, viaggiò per tutta l'Amazzonia alla ricerca del figlio, raggiungendo i luoghi in cui era stato informato della presenza di un uomo bianco.
Un viaggio di ricerca che si concluse nel giugno del 1964 con il ritorno a Tolone, dopo aver rischiato di morire per sfinimento nella foresta amazzonica. Edgar Maufrais morì nel 1954 e dopo dieci anni se ne andò anche sua moglie, che aveva gradualmente perso la ragione per aver atteso da sola per quasi dodici anni il ritorno di suo marito e di suo figlio.
La famiglia Maufrais ha dato al mondo una lezione di coraggio, fede e amore, ancora oggi unica e ineguagliata. All’epoca in cui si svolsero i fatti, nel 1951, venne creata a Tolone l'Associazione degli amici dell'esploratore Raymond Maufrais, nata con l’intento di aiutare Edgar nella complessa e pericolosa ricerca del figlio. Nel luglio del 1990 gli ex membri dell'associazione, nonché amici di padre e figlio e numerosi ammiratori, decisero di far rivivere questa organizzazione e nacque così l'Associazione degli amici dell'esploratore Raymond Maufrais, ribattezzata nel 2015 "Associazione degli amici di Edgar e Raymond Maufrais" (AAERM), che da oltre 65 anni tiene viva la memoria di quanto accaduto.
Nel 2014 il regista Jeremy Banster ha portato sullo schermo la storia della spedizione amazzonica di Raymond Maufrais nel film “La vie pure” e l’esploratore parigino Eliott Schonfeld, nell'estate 2019, ha ripercorso in solitaria la rotta della Guyana che Raymond aveva compiuto 70 anni prima.
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