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lunedì 7 gennaio 2019

Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (II° parte)



Riprendiamo il discorso da dove l'avevamo interrotto (Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (I° parte))


    - Kit di primo soccorso -

● Telo termico:
Detto anche telino isotermico o metallina, viene utilizzato per mantenere il calore corporeo in caso di ipotermia e per rifletterlo in caso di colpi di calore. Usarlo è semplice: con il lato dorato a vista si trattiene il calore, mentre con il lato argentato a vista si proteggere l'infortunato da un incremento pericoloso della temperatura corporea.

● Bustine di zucchero:
Utili in caso di calo pressorio quando fa eccessivamente caldo.

● Sacchetti di ghiaccio istantaneo:
Nel caso in cui si dovessero raffreddare parti contuse, traumatizzate, o servisse rinfrescare la testa a seguito di un colpo di calore.

● Creme antistaminiche:
Si usano per trattare dermatiti localizzate, eritemi solari e punture di insetti.

● Piccola farmacia di base:
Ognuno di noi sa quali sono i disturbi più frequenti di cui soffre, o quelli di cui saltuariamente potrebbe patire. Tenere una piccola scorta di farmaci nel kit di primo soccorso, darà una sicurezza di autonomia in più al nostro viaggio.

● Termometro

● Crema solare:
"Il sole è nuovo ogni giorno" diceva il filosofo Eraclito, ma siccome sappiamo che i suoi effetti prolungati sulla pelle possono esserci dannosi, è meglio portarsi dietro una crema solare dal fattore di protezione più indicato per le caratteristiche della nostra pelle. Il fattore si riferisce alla quantità di radiazioni fermate dal filtro della crema: più è alto meno raggi Uv passano.
(Leggi l'approfondimento sull'eritema solare)

● Cerotto per vesciche:
"Prevenire è meglio che curare", recita un adagio arcifamoso e il cerotto per vesciche serve proprio a questo, ossia a prevenire l'insorgere di una fastidiosa e talvolta dolorosa lesione che si verifica in una zona cutanea sottoposta ad un costante sfregamento. A farne le spese è il piede, spesso per colpa di uno scarpone troppo largo, o se le calze formano delle pieghe tra la pelle e la calzatura. E' meglio prevenirle applicando al subito, sulla porzione di cute interessata, un cerotto antisfregamento o del cerotto chirurgico.
(Leggi l'approfondimento sulle vesciche)

● Lozione dopopuntura:
Il dopopuntura è un prodotto che dà sollievo alla pelle dagli effetti delle punture di insetto, dal contatto accidentale con piante urticanti e meduse.

venerdì 4 gennaio 2019

Primo soccorso - COSA AVERE NEL PROPRIO KIT (I° parte)


La vita di ogni esploratore è piena di meraviglie, è vero, ma anche di molti imprevisti che potrebbero rovinare il piacere di un'esperienza in Natura. Sarebbe un vero peccato se rami taglienti, piante urticanti, punture di insetti rovinassero, o peggio compromettessero, un'uscita solitaria o in compagnia.

Ciò che segue è quel che deve contenere un kit di primo soccorso, una dotazione di base che con un minimo ingombro e peso, permette di portarsi appresso l'indispensabile.


    - Kit di Primo Soccorso -

Disinfettante liquido:
Pulire le escoriazioni e le ferite più superficiali con una garza inumidita con qualche goccia di acqua ossigenata, può darci la sicurezza di aver disinfettato la parte al meglio.

Cerotti pronti:
Quando si tratta di curare una ferita minore, alcune persone la lasciano semplicemente scoperta pensando che l'aria possa farla guarire. In realtà è vero il contrario: un ambiente umido non solo accelera il processo di guarigione, perché le cellule per rigenerarsi hanno bisogno proprio di un ambiente umido, ma aiuta a prevenire cicatrici e croste, mantenendo la ferita morbida. 
Un cerotto areato rappresenta una buona difesa dalle infezioni e dalle malattie che i microbi penetrati attraverso la breccia aperta dalla ferita potrebbero causare.

Garze e cerotto chirurgico:
La garza sterile aiuta nella medicazione delle ferite di qualsiasi entità, perché tampona, protegge e si presta ad essere utilizzata per disinfettare; normalmente viene tagliata in rettangoli o quadrati e sigillata in buste sterili (le cosiddette "compresse"), che possono essere utilizzate per pulire le ferite. Quando confezionata in rotoli può essere invece usata per le fasciature. 

Forbici:
Non possono mancare nel kit, che siano del modello per il primo soccorso, o semplici forbici dalla punta arrotondata. Si adattano a ogni esigenza e sono in grado di tagliare facilmente bende, cerotti a metraggio, etc.

● Steri-strip:
Sono strisce adesive sterili e ipoallergeniche utilizzate per la sutura cutanea, eccezionali nel favorire il processo di guarigione delle ferite di media profondità.

Guanti in lattice:
Durante le medicazioni è sempre bene avere le mani pulite, oppure ben guantate per evitare di infettare le ferite che si stanno medicando; senza contare poi che si potrebbe avere la necessità di soccorrere uno sconosciuto in difficoltà, evenienza che rende ancor più necessaria la presenza nel kit di primo soccorso di almeno un paio di guanti monouso. 

Pinzette:
Indispensabili per estrarre spine o corpi estranei infissi nella pelle.




mercoledì 3 ottobre 2018

Il Påtår

Tår è un modo giocoso che gli svedesi utilizzano per descrivere una piccola quantità di caffè. Suona un po' come tear che in inglese significa "lacrima". 
Il Påtår, sta a indicare la seconda tazza di caffè, il Tretår letteralmente "three tear" la terza tazza, poi c'è il "Fyrtår".. e così via, finché ce la fate!»

da www.aer-translations.ch/tretar/

Nei bar delle terre scandinave spesso è previsto il refill (pagate solo il primo giro e poi bevete quanti caffè volete), il che rende estremamente piacevole rilassarsi per lungo tempo nei cafe davanti a una tazza fumante e a una o più fette di torta.

martedì 18 settembre 2018

Tat'jana Fedorovna Prončiščeva, la prima esploratrice polare

Esiste un golfo lungo la costa settentrionale russa nel territorio di Krasnojarsk che fu scoperto dall'esploratore russo Vasilij Vasil'evič Prončiščev nel 1736 e che rimase a lungo senza nome. Fu solo la spedizione di Boris Andreevič Vil'kickij nel 1913 a battezzare "capo Prončiščeva" il piccolo promontorio all'ingresso della baia. Prončiščev e Prončiščeva, due cognomi russi, il secondo di genere femminile e legato al primo da un vincolo familiare.
Chi era dunque questa donna alla quale è stata intitolata una remota insenatura posta nella parte sud-occidentale del mare di Laptev?
Maria Prončiščeva (1710-23 settembre 1736) conosciuta anche come Tat'jana Prončiščeva, è stata la pioniera russa dell'esplorazione polare femminile.
Poco si sa della sua infanzia e della prima età adulta, ma ci è noto che lei e suo marito Vasilij Prončiščev, tenente della Marina russa imperiale, trascorsero la luna di miele a bordo della nave di Vasilij, lo Yakutsk, navigando attraverso l'insidioso ghiaccio marino e le avverse condizioni meteorologiche, sulla costa del Mar Glaciale Artico tra i fiumi Lena ed Enisey. Questo viaggio era parte di una serie esplorazioni che tra il 1733 e il 1743 costituirono la Grande spedizione del Nord, conosciuta anche come Seconda spedizione in Kamčatka, guidata dall'esploratore e cartografo danese, ufficiale della Marina dell'Impero russo, Vitus Jonassen Bering.
Iniziata sotto lo zar Pietro I di Russia e proseguita da sua figlia la zarina Anna, la Grande spedizione del Nord fu progettata per trovare nuove rotte di navigazione, in modo da collegare la Russia artica con il Nord America e l'Asia: una delle più grandi esplorazioni della storia, grazie alla quale la costa artica fu dettagliatamente mappata, permettendo agli europei di conoscere luoghi precedentemente sconosciuti, quali l'Alaska.
Secondo gli storici i Prončiščev, come molti altri esploratori a bordo dello Yakutsk, morirono di scorbuto, malattia comune tra i navigatori causata dalla prolungata carenza di vitamina C e furono sepolti alla foce del fiume Olenek. Prončiščeva aveva solo 26 anni, ma la sua eredità e la sua memoria sopravvivono tutt'oggi.
Abbiamo già descritto Maria Prončiščeva come una pioniera dell'esplorazione polare femminile, ma la storia di questa donna, che per amore del marito e dell'avventura decise di imbarcarsi in un viaggio pericoloso e pieno di incognite, era ignota all'epoca tanto quanto il suo nome. Tra le 50 persone a bordo del doppio sloop Yakutsk il 29 giugno 1735, infatti c'era anche lei la giovane moglie del capitano, ma il suo nome non compariva nell'elenco dei partecipanti ufficiali alla spedizione, motivo per cui gli storici non sono stati in grado di scoprire nulla su di lei per molto tempo.
Nei documenti della spedizione, infatti, il suo nome è menzionato solo una volta, in una frase scritta sul diario di bordo dall'esploratore russo S.I. Chelyuskin il 12 settembre 1736: 
"Alle quattro dopo mezzanotte la moglie dell'ex comandante della barca Yakutsk, Pronchishcheva, per volontà di Dio morì...".

Busti di Vasilij e Tat'jana, presso il Museo Navale di San Pietroburgo.

Un piccolo mistero però possiamo svelarlo e riguarda il vero nome di Prončiščeva.
Quando nel 1913 la spedizione di Boris Andreevič Vil'kickij chiamò "capo Prončiščeva" il promontorio all'ingresso della baia, in russo mys Prončiščevoj, il dato venne registrato sulle carte con l'abbreviazione "M. Prončiščevoj". Qualche tempo dopo negli anni '20 quella "M" venne interpretata da alcuni cartografi come Maria Prončiščeva, in riferimento alla baia, ovvero buchta Marii Prončiščevoj.

La prima esploratrice polare si chiamava quindi Tat'jana Fedorovna Prončiščeva, e al pari di altre grandi viaggiatrici la sua memoria è viva ora e lo rimarrà in futuro come un riferimento geografico e umano verso cui fare vela.
Mappa russa rilevata nel 1981 e pubblicata nel 1987, raffigurante la Baia di Maria Prončiščeva