Pagine

mercoledì 26 maggio 2021

Figurine Liebig: animali dal mondo

Una serie di figurine Liebig dei primi del Novecento, su cui generazioni di piccoli esploratori hanno iniziato a sognare di mondi lontani ed esotiche creature.

Sei deliziose cromolitografie su carta che raffigurano:
1 - il dingo e il quoll tigre
2 - l'echidna e il diavolo della Tasmania
3 - il wombat e la tigre della Tasmania
4 - l'elefante marino e il leone marino
5 - pipistrelli della frutta in cerca (ovviamente) di frutta
6 - il topo canguro e il wallaby.

Le figurine Liebig nascono intorno alla metà del XIX secolo, quando in Francia si diffonde l’uso di reclamizzare i prodotti, regalando agli acquirenti delle piccole litografie di soggetti quantomai diversi tra loro. Una collezione che si propone come una vera e propria enciclopedia illustrata, costituita da splendide immagini accuratamente disegnate e colorate.

lunedì 10 maggio 2021

I disagi dell'esplorazione

«L'esplorazione porta con sé i più sublimi piaceri; ma ha anche delle detestabili contropartite, la maggior parte delle quali può essere riassunta nella parola bagaglio. Il problema dell'esplorazione è sollevare il bagaglio da terra; è abbastanza facile trasportare se stessi. Sebbene l'importanza dell'attrezzatura sia manifesta, la sua virtù è quella di essere il più leggera e compatta possibile, coerente con le funzioni che deve assolvere.»

Estratto dalla p. 62 del libro “The first crossing of Spitsbergen” di W. M. Conway. Londra, J.M. Dent and Company, 1897.



sabato 8 maggio 2021

Il fiore delle "Bodleians Libraries": i libri per l'infazia del Nettleship Shop

Un piccolo e delizioso libro per bambini risalente agli anni '80 dell'Ottocento, con illustrazioni di mammiferi, uccelli, insetti e pesci; un vero tesoro proveniente dagli archivi delle "Bodleians Libraries" dell'Università di Oxford, il più grande sistema bibliotecario universitario del Regno Unito.
Sotto ogni immagine, il nome dell'animale è riportato in inglese, spagnolo, portoghese, italiano e francese.

Libri per l'infanzia di questo tipo furono prodotti in gran numero durante il XIX secolo, in Inghilterra, ma sfortunatamente gli esemplari in buone condizioni sono rarissimi: questo sembra essere l'unico sopravvissuto.

Proviene dal negozio di giocattoli di Nettleship a Hull, città della contea East Riding of Yorkshire, che vendeva anche contenitori per il tè, zaini e velocipedi.

 

Il primo sbarco in Antartide

Spesso pensiamo agli esploratori, meglio ancora agli esploratori del passato, come a delle figure mitiche, uomini (perlopiù) dalla tempra d’acciaio che, lasciata la sicurezza delle proprie vite, si gettavano all’inseguimento di un ignoto tutto da decifrare; e magari pensiamo pure che i Paesi d’origine di questi esploratori tributassero loro grandi onori, una volta tornati in patria, come si fa con chi ha messo a repentaglio la propria vita per il progresso della civiltà.
Purtroppo non sempre è andata così: è il caso di Edward Bransfield, esploratore irlandese.

A lungo dimenticato dalla Storia, quella con la “S” maiuscola, Bransfield scoprì nientemeno che l'Antartide, ma per sua sfortuna lo fece in un periodo storico in cui l’Ammiragliato britannico era più interessato alla ricerca del Passaggio a Nord-Ovest che a scoprire nuove terre nel sud del sud del mondo e questo perché nel 1774 l’esploratore inglese James Cook, oltrepassato il circolo polare antartico e toccata la latitudine di 71° 10', venne respinto dai ghiacci. L’Antartide, insomma, era un luogo ostile, d’un bianco accecante, inospitale ed estremo, in altre parole di scarso valore.

Nel 1819 però la musica cambiò.
William Smith, skipper del mercantile inglese “Williams”, nel doppiare Capo Horn venne spinto a sud da venti violenti e scoprì per puro caso quelle che, in seguito, saranno chiamate Isole Shetland meridionali.
Bransfield aveva 34 anni e da quattro era stato nominato comandante della fregata “HMS Andromache” al servizio del capitano William H. Shirreff, presso la nuova stazione della Royal Navy situata a Valparaiso, in Cile. Quando la notizia della scoperta di Smith raggiunse il capitano Shirreff, questi spedì Bransfield sul mercantile “Williams” con il compito assumerne il comando ed esplorare le coste e le isole di quel territorio impervio e sconosciuto.
Da qui in poi fu tutto un navigare, mappare e dare nuovi nomi a terre fino ad allora sconosciute.
Smith e Bransfield raggiunsero l’isola di Re Giorgio (ribattezzata in onore di Giorgio III, morto il giorno prima) e ne presero possesso formale per la Corona; proseguirono poi in direzione sud-ovest, verso l’isola Deception e poi ancora a sud, lambendo Tower Island, Ohlin Island e ancora più avanti attraversando quello che oggi è conosciuto come lo stretto di Bransfield.

Il 30 gennaio 1820 il mercantile “William” fece rotta verso la penisola Trinity, il punto più settentrionale del continente antartico, ed Edward Bransfield scese a terra: come scrisse l’inglese Roland Huntford, grande biografo di esploratori polari, “Questa fu la scoperta dell'Antartide”.
Bransfield quindi ha un posto importante nella Storia, quella con la “S” maiuscola, e negli ultimi anni il Regno Unito ha riscoperto e onorato il suo nome con l’emissione di un francobollo che ne commemora le imprese e il restauro della tomba a Brighton, di cui Sheila Bransfield, pronipote di Edward, ha strenuamente sostenuto il restauro.

C’è però un colpo di scena che dobbiamo aggiungere. All'insaputa di Bransfield infatti, due giorni prima del suo sbarco sembra che l'esploratore russo Fabian Gottlieb von Bellingshausen avesse avvistato la costa ghiacciata che oggi fa parte dell'Antartide orientale, ipotesi che alcuni, tra cui lo storico polare A. G. E. Jones, affermano con certezza. Avvistato però non significa esplorato e al di là delle controversie e dei bisticci tra gli storici, è certo che Edward Bransfield, esploratore irlandese, sia stato il primo uomo ad aver calcato il lunare biancore del suolo dell’Antartide.