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sabato 8 maggio 2021

Il primo sbarco in Antartide

Spesso pensiamo agli esploratori, meglio ancora agli esploratori del passato, come a delle figure mitiche, uomini (perlopiù) dalla tempra d’acciaio che, lasciata la sicurezza delle proprie vite, si gettavano all’inseguimento di un ignoto tutto da decifrare; e magari pensiamo pure che i Paesi d’origine di questi esploratori tributassero loro grandi onori, una volta tornati in patria, come si fa con chi ha messo a repentaglio la propria vita per il progresso della civiltà.
Purtroppo non sempre è andata così: è il caso di Edward Bransfield, esploratore irlandese.

A lungo dimenticato dalla Storia, quella con la “S” maiuscola, Bransfield scoprì nientemeno che l'Antartide, ma per sua sfortuna lo fece in un periodo storico in cui l’Ammiragliato britannico era più interessato alla ricerca del Passaggio a Nord-Ovest che a scoprire nuove terre nel sud del sud del mondo e questo perché nel 1774 l’esploratore inglese James Cook, oltrepassato il circolo polare antartico e toccata la latitudine di 71° 10', venne respinto dai ghiacci. L’Antartide, insomma, era un luogo ostile, d’un bianco accecante, inospitale ed estremo, in altre parole di scarso valore.

Nel 1819 però la musica cambiò.
William Smith, skipper del mercantile inglese “Williams”, nel doppiare Capo Horn venne spinto a sud da venti violenti e scoprì per puro caso quelle che, in seguito, saranno chiamate Isole Shetland meridionali.
Bransfield aveva 34 anni e da quattro era stato nominato comandante della fregata “HMS Andromache” al servizio del capitano William H. Shirreff, presso la nuova stazione della Royal Navy situata a Valparaiso, in Cile. Quando la notizia della scoperta di Smith raggiunse il capitano Shirreff, questi spedì Bransfield sul mercantile “Williams” con il compito assumerne il comando ed esplorare le coste e le isole di quel territorio impervio e sconosciuto.
Da qui in poi fu tutto un navigare, mappare e dare nuovi nomi a terre fino ad allora sconosciute.
Smith e Bransfield raggiunsero l’isola di Re Giorgio (ribattezzata in onore di Giorgio III, morto il giorno prima) e ne presero possesso formale per la Corona; proseguirono poi in direzione sud-ovest, verso l’isola Deception e poi ancora a sud, lambendo Tower Island, Ohlin Island e ancora più avanti attraversando quello che oggi è conosciuto come lo stretto di Bransfield.

Il 30 gennaio 1820 il mercantile “William” fece rotta verso la penisola Trinity, il punto più settentrionale del continente antartico, ed Edward Bransfield scese a terra: come scrisse l’inglese Roland Huntford, grande biografo di esploratori polari, “Questa fu la scoperta dell'Antartide”.
Bransfield quindi ha un posto importante nella Storia, quella con la “S” maiuscola, e negli ultimi anni il Regno Unito ha riscoperto e onorato il suo nome con l’emissione di un francobollo che ne commemora le imprese e il restauro della tomba a Brighton, di cui Sheila Bransfield, pronipote di Edward, ha strenuamente sostenuto il restauro.

C’è però un colpo di scena che dobbiamo aggiungere. All'insaputa di Bransfield infatti, due giorni prima del suo sbarco sembra che l'esploratore russo Fabian Gottlieb von Bellingshausen avesse avvistato la costa ghiacciata che oggi fa parte dell'Antartide orientale, ipotesi che alcuni, tra cui lo storico polare A. G. E. Jones, affermano con certezza. Avvistato però non significa esplorato e al di là delle controversie e dei bisticci tra gli storici, è certo che Edward Bransfield, esploratore irlandese, sia stato il primo uomo ad aver calcato il lunare biancore del suolo dell’Antartide.



giovedì 29 aprile 2021

L'odissea dei fratelli Blair

Un etereo paesaggio indonesiano fotografato da Lorne Blair nel 1974 e pubblicato nel libro "Ring of fire" di Lawrence e Lorne Blair del 1988.

Nel 1973 Lawrence e Lorne Blair viaggiarono attraverso i luoghi più remoti, esotici e pericolosi della terra: le isole dell'Indonesia, quasi 14.000 tessere di mosaico sparse su oltre un milione di miglia quadrate di oceano.
Tra lussureggianti foreste tropicali e inimmaginabili bellezze naturali, i fratelli Blair speravano di catturare in un film, le parole i modi, le credenze e la saggezza delle persone primitive che vivevano lì.

La loro incredibile odissea iniziò con un viaggio di 2.500 miglia al seguito dei famigerati pirati Bugi, attraverso le Molucche alla ricerca del Grande Uccello del Paradiso (Paradisaea apoda).
Seguì un intero decennio di esplorazioni, durante il quale i fratelli dimorarono nudi nella tribù cannibale Asmat della Nuova Guinea occidentale, ricercarono misteri spirituali nel paradiso di Bali, incontrarono i draghi di Komodo (Varanus komodoensis) e la mistica tribù Toraja, uno dei gruppi etnici indonesiani dalle tradizioni più arcaiche, celebre per il curioso culto dei morti mummificati. 
Trovarono inoltre l'inafferrabile Panan Dyaks, la tribù della foresta del Borneo che si pensava non esistesse più.

venerdì 23 aprile 2021

Le grotte indonesiane della Society's expedition

Una colata calcarea blocca l'estremità della Wonder Cave a Lobang Ajaib, Indonesia (1978).


«La Society's expedition a Mulu, ha scoperto alcune delle grotte più grandi e più belle del mondo.»

Testo e immagine tratta dal libro "To the Farthest Ends of the Earth: 150 Years of World Exploration by the Royal Geographical Society" di Ian Cameron.

martedì 20 aprile 2021

Francis Mazière e la sua vita "fantastique"

"L'Océan Pacifique" (1958) di Francis Mazière, dal libro "Teïva, enfant des îles" del 1959.


Francis Mazière (1924-1994) è stato un etnologo e archeologo francese. Profondo conoscitore dell'Amazzonia e della cultura polinesiana, è ricordato per le sue pazienti esplorazioni delle isole del Pacifico tra cui l'Isola di Pasqua.

Nel 1951 organizzò una spedizione in Guyana, attraversando le montagne del Tumuc-Humac e scoprendo terre inesplorate del Brasile; dal 1963 cercò di svelare il segreto dei moaï, le misteriose statue erette sull'Isola di Pasqua, interessandosi successivamente alle culture dei popoli del Sinai, della Guyana, dell'Argentina e del Pacifico meridionale.