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venerdì 23 aprile 2021

Le grotte indonesiane della Society's expedition

Una colata calcarea blocca l'estremità della Wonder Cave a Lobang Ajaib, Indonesia (1978).


«La Society's expedition a Mulu, ha scoperto alcune delle grotte più grandi e più belle del mondo.»

Testo e immagine tratta dal libro "To the Farthest Ends of the Earth: 150 Years of World Exploration by the Royal Geographical Society" di Ian Cameron.

martedì 20 aprile 2021

Francis Mazière e la sua vita "fantastique"

"L'Océan Pacifique" (1958) di Francis Mazière, dal libro "Teïva, enfant des îles" del 1959.


Francis Mazière (1924-1994) è stato un etnologo e archeologo francese. Profondo conoscitore dell'Amazzonia e della cultura polinesiana, è ricordato per le sue pazienti esplorazioni delle isole del Pacifico tra cui l'Isola di Pasqua.

Nel 1951 organizzò una spedizione in Guyana, attraversando le montagne del Tumuc-Humac e scoprendo terre inesplorate del Brasile; dal 1963 cercò di svelare il segreto dei moaï, le misteriose statue erette sull'Isola di Pasqua, interessandosi successivamente alle culture dei popoli del Sinai, della Guyana, dell'Argentina e del Pacifico meridionale.

sabato 17 aprile 2021

Fred, l’orso anti-nucleare

Nell'aprile 2003 il sottomarino statunitense USS Connecticut, emerse attraverso il ghiaccio artico e venne attaccato da un orso polare.

Sì, avete capito bene: un orso polare.

Presso la stazione della University of Washington's Applied Physics Laboratory Ice Station (APLIS), infatti, un bell’esemplare di orso di oltre 500 libbre, esaminò con curiosità e circospezione il sottomarino a propulsione nucleare, rosicchiandone e leccandone la torretta che sporgeva dalla superficie del ghiaccio.



Questo scatto rese famoso il sottomarino, ma ancor più l’orso il quale divenne una celebrità del web e venne chiamato dai ricercatori "Fred".

In realtà il pacifico orso gironzolò attorno al sottomarino per circa quaranta minuti, per poi andarsene da dove era venuto, deluso da quello strambo spuntino così insipido e duro da masticare.



 Foto: USS Connecticut

mercoledì 7 aprile 2021

Il Salep

Nel centro di Atene, nel periodo invernale, i pittoreschi carretti dei commercianti di strada aspettano pazientemente che i clienti si avvicinino. Contengono tutto l'armamentario di cui hanno bisogno per fare il Salep, una bevanda calda, aromatica, dolce e densa tradizionalmente a base di zucchero, latte, cannella, zenzero macinato e polvere di tuberi di orchidea essiccati e polverizzati (noti appunto come "salep").


I venditori ateniesi sanno bene che, al di là della sua indiscutibile bontà, il Salep è bevuto anche perché ritenuto un potente rinvigorente sessuale. Questa è una credenza comune sin dal Medioevo, che per secoli è stata alla base del gran consumo di Salep, bevanda proveniente dalla tradizione ottomana, famosa anche in Germania e in Inghilterra prima dell'arrivo del tè e del caffè.


Oltre alla loro presunta influenza sessuale e riproduttiva, per secoli si è creduto che i tuberi di orchidea fossero anche dotati di numerosi poteri terapeutici e riparatori: si pensava che riducessero febbre, gonfiori e piaghe, curassero la tubercolosi, il raffreddore, la tosse e numerosi altri disturbi fisici e mentali, oltre a fornire forza e nutrizione.
Nei giorni dei lunghi viaggi per mare, si diceva che le navi trasportassero una grande scorta di Salep perché si credeva che un'oncia sciolta in due litri di acqua bollente fossero un sostentamento sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di un marinaio in assenza di cibo.


[Bibliografia: Bulpitt, C.J. 2005. The Uses and Misuses of Orchids in Medicine. QJM 98(9):625–631. https://academic.oup.com/qjmed/article/98/9/625/1547881]