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sabato 17 aprile 2021

Fred, l’orso anti-nucleare

Nell'aprile 2003 il sottomarino statunitense USS Connecticut, emerse attraverso il ghiaccio artico e venne attaccato da un orso polare.

Sì, avete capito bene: un orso polare.

Presso la stazione della University of Washington's Applied Physics Laboratory Ice Station (APLIS), infatti, un bell’esemplare di orso di oltre 500 libbre, esaminò con curiosità e circospezione il sottomarino a propulsione nucleare, rosicchiandone e leccandone la torretta che sporgeva dalla superficie del ghiaccio.



Questo scatto rese famoso il sottomarino, ma ancor più l’orso il quale divenne una celebrità del web e venne chiamato dai ricercatori "Fred".

In realtà il pacifico orso gironzolò attorno al sottomarino per circa quaranta minuti, per poi andarsene da dove era venuto, deluso da quello strambo spuntino così insipido e duro da masticare.



 Foto: USS Connecticut

mercoledì 7 aprile 2021

Il Salep

Nel centro di Atene, nel periodo invernale, i pittoreschi carretti dei commercianti di strada aspettano pazientemente che i clienti si avvicinino. Contengono tutto l'armamentario di cui hanno bisogno per fare il Salep, una bevanda calda, aromatica, dolce e densa tradizionalmente a base di zucchero, latte, cannella, zenzero macinato e polvere di tuberi di orchidea essiccati e polverizzati (noti appunto come "salep").


I venditori ateniesi sanno bene che, al di là della sua indiscutibile bontà, il Salep è bevuto anche perché ritenuto un potente rinvigorente sessuale. Questa è una credenza comune sin dal Medioevo, che per secoli è stata alla base del gran consumo di Salep, bevanda proveniente dalla tradizione ottomana, famosa anche in Germania e in Inghilterra prima dell'arrivo del tè e del caffè.


Oltre alla loro presunta influenza sessuale e riproduttiva, per secoli si è creduto che i tuberi di orchidea fossero anche dotati di numerosi poteri terapeutici e riparatori: si pensava che riducessero febbre, gonfiori e piaghe, curassero la tubercolosi, il raffreddore, la tosse e numerosi altri disturbi fisici e mentali, oltre a fornire forza e nutrizione.
Nei giorni dei lunghi viaggi per mare, si diceva che le navi trasportassero una grande scorta di Salep perché si credeva che un'oncia sciolta in due litri di acqua bollente fossero un sostentamento sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di un marinaio in assenza di cibo.


[Bibliografia: Bulpitt, C.J. 2005. The Uses and Misuses of Orchids in Medicine. QJM 98(9):625–631. https://academic.oup.com/qjmed/article/98/9/625/1547881]

giovedì 1 aprile 2021

Lalibela, città della fede

Dalle viscere della terra sale una melodia ovattata, che sembra un antico coro, lento e ripetitivo, sospinto da decine di voci all'unisono. Dalla sommità del basamento rossastro in tufo vulcanico su cui otto secoli prima fu scolpito questo complesso monumentale che sfida l'immaginazione, si vedono un intrico di gallerie che scivolano in tutte le direzioni. 
Il giorno sorge appena sull'antica città monastica etiope di Lalibela, stendendo filamenti rosa oltre le montagne che, da tutte le parti, orlano l'orizzonte. Scolpita ad un'altitudine di 2.630 metri sul fianco della montagna, nel cuore dell'antica provincia di Lasta, l'attuale regione dell'Amhara, Lalibela rimane con Aksum la più santa delle città cristiane dell'Etiopia, un luogo che conserva sin dal Medioevo un incredibile insieme di chiese monolitiche.


Pochi gradini consumati dal tempo e da milioni di passi scendono in un primo recinto, poi in un portico scavato nella roccia e in un secondo recinto: in questa cornice le tuniche di lino bianco dei fedeli si sfiorano, mentre un'assemblea di sacerdoti cantori forma un cerchio per poi avanzare in una danza trattenuta, cadenzata al ritmo dei tamburi, dei bastoni da preghiera e dei sistra (sonagli). Una scena che ricorda quelle descritte nell'Antico Testamento, ma permette di comprenderne la vitalità e l'unicità del cristianesimo etiope.

Le undici chiese monolitiche, cioè scavate dall'interno, sono gemme sradicate dalla loro matrice rocciosa e formano rozze strutture dal fascino irresistibile. Sui frontoni immagini pie, colonnati o muri massicci trafitti da finestre a forma di croce o altri simboli religiosi. All'interno, soffitti a cupola, soffitti a cassettoni, affreschi colorati, santi in rilievo o scritture, scolpiti con uno scalpello. I fedeli, accovacciati o appoggiati ai muri, pregano, meditano o leggono, assorti in se stessi.

Classificato nel 1978 dall'Unesco per il suo "eccezionale valore universale", il sito soffre tuttavia di erosione naturale e le chiese spesso protette da coperture metalliche dall'estetica discutibile: solo Bet Giorgis (la Chiesa di San Giorgio) non ne ha e la si può quindi ammirare nella sua eccezionale silhouette a forma di croce greca, che la rende la chiesa più popolare di Lalibela.

La chiesa monolitica ipogea di Bet Giorgis



giovedì 18 marzo 2021

Il dolore e la rinascita: Cynthia Longfield, la "Madame Dragonfly" dell’Isola di Smeraldo

Cynthia Longfield nacque il 16 agosto 1896 a Londra da genitori anglo-irlandesi, ma trascorse gran parte della propria infanzia a Castle Mary, la casa di famiglia a Cloyne, nella contea di Cork; proprio qui sui verdi prati d’Irlanda, giocando insieme ai suoi amici, iniziò ad osservare i complessi e meravigliosi meccanismi della Natura e ad innamorarsene.
Suo nonno materno James Mason, chimico e ingegnere, e sua madre Alice incoraggiarono l'interesse di Cynthia, regalandole i primi libri di scienze e non ostacolarono l'entusiasmo verso l'avventura che la giovane dimostrava via via crescendo: un atteggiamento di straordinaria modernità per la società irlandese dell'epoca.
Nel maggio 1920 Castle Mary, l'amata casa, venne bruciata dai ribelli dell’IRA durante quel tragico periodo che verrà ricordato come Guerra d’indipendenza irlandese, combattuta dal governo britannico in Irlanda e dall’Irish Republican Army (Ira) e che si concluse nel 1921. Per il padre di Cynthia fu un durissimo colpo, un’insensata manifestazione di violenza, poiché i Longfield si consideravano a tutti gli effetti irlandesi; ma Cinzia trasformò quel momento di dolore in un'opportunità di rinascita.

Rivolse lo sguardo al mondo e iniziò a viaggiare.

Nel 1921 intraprese il suo primo viaggio all’estero, raggiungendo Brasile, Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Panama, Giamaica e Cuba, un tour lunghissimo durante il quale sbocciò la sua passione per l'entomologia.
Il 1923 le offrì l'occasione della vita: rispondendo a un annuncio pubblicitario, incontrò Evelyn Cheeseman viaggiatrice ed entomologa allo zoo di Londra e scoprì che Evelyn aveva bisogno di una compagna nella “spedizione St. George” diretta verso l’Oceano Pacifico. Per un anno e mezzo navigarono di isola in isola, raccogliendo una grande collezione di insetti per il Natural History Museum.
Ispirata in tenera età dalla teoria dell'evoluzione di Charles Darwin e dal suo viaggio a bordo del Beagle scrisse: "Ho intrapreso la “spedizione St. George” per seguire le orme di Darwin, e ci sono arrivata!".


Al suo ritorno in Gran Bretagna, Cynthia iniziò a lavorare al Natural History Museum di Londra, riordinando la collezione; ne diventò un membro associato e, sebbene non stipendiata, continuò a lavorare quotidianamente alla sua scrivania, salvo che nei periodi all'estero, fino al pensionamento avvenuto nel 1957.
Decise di non sposarsi e di dedicare la vita intera all'entomologia. Nel suo immenso lavoro di ricercatrice ha selezionato, descritto e nominato, non solo le sue collezioni, ma gli infiniti esemplari inviati da appassionati di tutto il mondo. Pubblicava regolarmente le proprie scoperte ed era membro della Entomological Society, della Royal Geographical Society e della London Natural History Society.

Viaggiatrice vorace, compì lunghi viaggi di ricerca attraverso i Tropici, Canada, Africa orientale, Kenya, Sud Africa, Uganda e Zimbabwe. Fu costretta a tornare a Londra nel 1937 per aver contratto la malaria in Africa e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale entrò a far parte dei vigili del fuoco ausiliari, all'inizio come autista e poi come responsabile del centralino telefonico, da cui coordinava gli interventi antincendio che avrebbero salvato Londra dalle fiamme.
Non smise mai di viaggiare, né di studiare entomologia. Due specie di libellule sono state nominate in suo onore: Corphaeschnalongfieldae (Brasile) e Agrionopter insignis cynthiae (Isole Tanimbar).

Nel 1937, Longfield pubblicò il suo libro "Le libellule delle isole britanniche". Il libro andò rapidamente esaurito e Longfield da quel momento in poi venne soprannominata "Madame Dragonfly".


Cynthia Longfield in un'illustrazione di Szabolcs Kariko